Kandinsky: alla scoperta dell'artista che sentiva i colori
Avete mai provato a descrivere i colori con le parole? Probabilmente avete faticato a trovare i termini esatti per trasmettere ciò che i vostri occhi percepivano, finendo per ricorrere a delle metafore. Nel dizionario, il rosso viene descritto come corrispondente al colore del sangue. Il blu viene paragonato a un cielo limpido. Il verde si trova quasi sempre allineato con l'erba e il fogliame che cresce.
Ma se si potessero usare altri sensi per tracciare parallelismi tra colori e suoni? Questa è l'impresa creativa che Vassily Kandinsky si prefiggeva in alcune delle sue opere d'arte. Grazie al suo dono della sinestesia, una capacità di percezione multisensoriale, Kandinsky era in grado di esplorare la relazione tra suoni, colori e forme e di tradurre la musica in dipinti.
Il Centre Pompidou e Google Arts & Culture hanno collaborato per rendere omaggio all'artista, considerato un iniziatore del movimento artistico astratto. "Suona come Kandinsky" riunisce le sue opere più emblematiche, apre alcuni rari archivi personali e introduce un esperimento di Machine Learning che permette a tutti di cimentarsi in "Play a Kandinsky".
Anche se molti sono in grado di riconoscere alcune delle opere più famose di Kandinsky, l'uomo che si nasconde dietro la tela è meno conosciuto. Per questo abbiamo digitalizzato 3.700 opere d'arte, fotografie personali e documenti con il tabletop scanner di Google Arts & Culture - come i ricordi d'infanzia, le immagini delle vacanze con Paul Klee, o lo studio di Kandinsky a Neuilly - forniti dalla collezione Kandinsky lasciata in eredità da Nina Kandinsky. In questo modo tutti potranno entrare nell'universo della vita e delle opere dell'artista.
Scoprite rari archivi personali, come questa fotografia di Wassily Kandinsky e Paul Klee
sulla terrazza della casa dell'insegnante a Dessau.
Ripercorrete la vita e il lavoro di Kandinsky dal suo debutto in Russia al periodo in cui ha insegnato alla scuola Bauhaus. Scoprite il suo studio durante i suoi anni parigini e perdetevi in Sky Blue attraverso un tour in-painting che vi permette di ingrandire i dettagli delle sue opere d'arte. Ma per capire veramente l'eredità di Kandinsky e svelare uno dei misteri che definiscono il suo stile artistico, è essenziale capire il processo creativo distintivo che è entrato nelle sue tele: la sinestesia. Questa condizione neurologica - condivisa anche da altri artisti come Rimbaud, Billie Eilish e Pharrell Williams - gli permetteva di associare i colori a certi suoni e umori. Quando Kandinsky dipingeva, due sensi lavoravano sistematicamente insieme: l'udito e la vista. Colori e forme si traducevano in suoni, armonie e vibrazioni che componevano linee e motivi.
Per esprimere il "suono" di un Kandinsky abbiamo collaborato con gli artisti di musica sperimentale Antoine Bertin e NSDOS per creare "Play a Kandinsky", una sperimentazione interattiva che per la prima volta permette di sperimentare ciò che Kandinsky potrebbe aver sentito mentre dipingeva. Insieme, abbiamo analizzato gli scritti di Kandinsky che delineano la sua esperienza sinestetica e abbiamo applicato il machine learning per creare uno strumento che simula ciò che Kandinsky potrebbe aver sentito quando ha dipinto il suo capolavoro "Giallo Rosso Blu" nel 1925. Fate zoom e poi cliccate sulle diverse varie aree del dipinto: vi invitiamo a interagire con il dipinto, esplorando i suoni e le emozioni associate ai colori e alle forme. E’ anche possibile creare un mix personale e condividere il risultato della creazione, ispirata da Kandinsky.
Immergetevi nei capolavori come nelle opere meno note di Kandisky. Oltre alle foto, il Centre Pompidou possiede oltre 1200 opere di Kandinsky.
E grazie a Pocket Gallery, potrete passeggiare in una mostra in realtà aumentata creata su misura e vedere da vicino alcune delle opere più famose di Kandinsky. Anche se questa modalità non sostituirà mai l'esperienza unica di vedere queste opere in un museo, riuscirete comunque ad immergervi in ognuna delle opere dell'artista, certamente virtuali, ma altrettanto intime.
Scritto da: Serge Lasvignes, President of the Centre Pompidou