Contrastiamo la disinformazione online, insieme
Negli ultimi 18 mesi, i servizi digitali sono stati utilizzati come mai prima. Oggi, più della metà degli abitanti globali è online, e l’uso della tecnologia durante la pandemia ha registrato un balzo in avanti pari a cinque o dieci anni. Il web è stato un punto di riferimento e un'ancora di salvezza per molti. Ma l'accelerazione digitale ha portato con sé diverse sfide, tra cui la disinformazione: un problema persistente sia online che offline.
Siamo consapevoli della responsabilità che Google e YouTube hanno nel contrasto alla disinformazione e continueremo a lavorare per una soluzione soddisfacente. Recentemente, insieme all’European University Institute e alla Fondazione Calouste Gulbenkian, abbiamo organizzato il summit europeo "Contrastare la disinformazione online”, un evento che ha lo scopo di unire coloro che lavorano per contrastare la disinformazione, coinvolgendo governi, educatori, organizzazioni non profit, esperti di tecnologia e il mondo dell’informazione. Al summit hanno partecipato Věra Jourová, Vicepresidente della Commissione Europea, Rasmus Kleis Nielsen, Direttore del Reuters Institute for the Study of Journalism dell'Università di Oxford, ed esperti di fact checking come la spagnola Maldita.es e l'agenzia di stampa tedesca DPA.
Cosa abbiamo imparato
Ogni giorno, le persone di tutto il mondo utilizzano Google per accedere a notizie di qualità, verificare informazioni che hanno sentito altrove e saperne di più sul mondo. Ma è anche vero che non possiamo contrastare la disinformazione lavorando da soli. La collaborazione tra accademici, decisori politici, editori e aziende tecnologiche è fondamentale.
Alexander Stubb, Direttore della School of Transnational Governance dell’European University Institute, ha esortato a un comune senso di responsabilità: combattere la disinformazione “è responsabilità dei media, è responsabilità delle aziende e degli imprenditori, è responsabilità delle ONG e della società civile, è responsabilità di accademici, professori e ricercatori”.
Abbiamo anche sentito le opinioni di esperti di fact checking e di media literacy che aiutano le persone a distinguere i fatti dalle fake news. Stefan Voss dell’agenzia tedesca DPA ha parlato di Faktencheck21, una partnership unica che ha fornito ai giornalisti gli strumenti per contrastare la disinformazione durante le elezioni tedesche. Mevan Babakar ha invece presentato Full Fact, mentre Mélanie Jalans ha presentato PlayBac Presse.
Per supportare le attività di fact checking, media literacy e ricerca sulla disinformazione, quest’anno Google ha contribuito con 25 milioni di euro per avviare il Fondo Europeo sulle Notizie e l’Informazione, un progetto dell’European University Institute e della Fondazione Calouste Gulbenkian, sotto la supervisione dell’European Digital Media Observatory. Chi fosse interessato a conoscere il progetto può trovare maggiori informazioni qui.
Cosa sta facendo Google
I nostri partecipanti all’evento, tra cui Sundar Pichai, Neal Mohan e Amanda Storey, hanno raccontato il lavoro di Google nell’affrontare questa sfida.
L’impegno di Google inizia nel dare rilevanza alle fonti autorevoli in tutti i nostri prodotti. Da quando la pandemia è cominciata, abbiamo messo in evidenza le informazioni di 170 organizzazioni attive nella sanità pubblica in tutto il mondo. Sulla nostra Ricerca abbiamo reso più semplice ottenere informazioni sui risultati mostrati e abbiamo offerto maggiore contesto sui siti web prima che vengano visitati. Queste funzionalità sono disponibili in un numero crescente di lingue.
Quando un’informazione non soddisfa i requisiti delle nostre linee guida, la blocchiamo e la rimuoviamo in modo consistente. Ogni giorno, rimuoviamo 8 milioni di annunci ingannevoli per evitare che le persone siano esposte a truffe, e scansioniamo 100 miliardi di app per verificare che siano sicure.
Per quanto riguarda YouTube, seguiamo la regola delle 4 R: “Remove, Raise, Reduce, Reward”. Questa regola prevede: la rimozione tempestiva dei contenuti che violano le norme (Reduce); dare rilevanza alle voci autorevoli mentre gli utenti cercano informazioni o notizie (Raise); ridurre la diffusione di contenuti che non rispettano le linee guida (Reduce); ricompensare i creatori di contenuti affidabili (Reward).
Nel 2018, abbiamo firmato il Codice di condotta dell'UE sulla disinformazione. Ora siamo impegnati insieme agli altri firmatari per aggiornare il Codice e renderlo più solido, efficace e all’altezza delle sfide attuali. Siamo orgogliosi di ciò che abbiamo realizzato, ma crediamo di poter poter fare ancora meglio.
Questo tipo di attività si inserisce nel solco di altri investimenti in questo campo, come la Google News Initiative, che ha formato più di 90.000 giornalisti sulla verifica delle fonti. Sui nostri prodotti, Google mette in evidenza fact-checking indipendenti fino sei milioni di volte al giorno, aiutando le persone a riconoscere i tentativi di disinformazione online.
Inoltre, quest’anno abbiamo annunciato l’apertura a Dublino del nostro Google Safety Engineering Center (GSEC), un centro ingegneristico dedicato al contrasto dei contenuti dannosi o illegali, così come alla valorizzazione delle relazioni con le autorità di regolamentazione, un impegno che rafforza la nostra apertura e trasparenza in questo ambito.
La sfida che stiamo affrontando è significativa. Ma grazie a una ricerca di qualità, a esempi di successo, e al contributo di persone esperte e organizzazioni autorevoli, stiamo trovando modi sempre migliori per contrastare la disinformazione. Ci auguriamo che eventi come il recente summit europeo portino a una collaborazione ancora maggiore. Costruire fiducia significa costruire insieme.
Il video completo del summit “Contrastare la disinformazione online” è disponibile qui.