Progetto Happiness: dallo zaino in spalla al grande schermo

Questa edizione del Milano Film Fest sta per arrivare alla conclusione. È stato un momento centrale nell’industria italiana dove abbiamo portato in anteprima il nuovo documentario del creator con oltre 2 milioni di iscritti su YouTube, Progetto Happiness (Giuseppe Bertuccio D’Angelo) e che sarà a breve disponibile in esclusiva sul suo canale YouTube.
Il viaggio di Giuseppe è un ottimo esempio di come i creator su YouTube siano l'evoluzione del cinema, della TV e dell'intrattenimento in generale. Il riconoscimento del lavoro di Progetto Happiness da parte di un festival affermato come il Milano Film Fest è una testimonianza degli straordinari risultati ottenuti da creator come lui, capaci di superare i confini del web e di inserirsi perfettamente in contesti tradizionali come i festival cinematografici.
Abbiamo avuto l'opportunità di approfondire con Giuseppe la strategia di crescita su YouTube in questi anni, il ruolo della community e l'evoluzione del rapporto tra digitale e industria tradizionale.
Perché hai scelto YouTube per raccontare le tue storie e avventure di viaggio?
YouTube mi ha dato la possibilità di partire da zero, con uno zaino e una videocamera, senza dover chiedere il permesso a nessuno. È un posto dove anche un ragazzo qualunque come me può raccontare storie che contano. Se c’è una cosa che ho imparato su YouTube è questa: anche i sogni troppo grandi, se li insegui con tutto te stesso, prima o poi trovano la loro strada.
Cosa ti ha portato a presentare “ESMERALDA” al Milano Film Fest?
Per me è un onore. YouTube ha sempre creduto nel progetto e mi ha aiutato a trasformare le idee in qualcosa di concreto. “Esmeralda” è un viaggio potente e difficile, ma necessario. Un modo per raccontare la dignità nascosta nelle profondità delle miniere, lontano dai riflettori. Portarlo su un grande schermo, in una sala piena di persone, è un’emozione difficile da spiegare.
Come pensi che i Festival di rilevanza come il Milan Film Fest possano valorizzare i registi digitali come te?
Forse smettendo di fare distinzioni. Una storia può nascere su YouTube o su pellicola, ma se riesce a emozionarti, allora ha già fatto il suo lavoro. I creatori digitali non sono “alternativi”, sono autori che scelgono mezzi diversi. E a volte proprio per questo riescono ad arrivare più lontano, a parlare una lingua più diretta, più vicina alle persone.
Come influisce il fatto che sempre più persone guardano YouTube in TV (gli spettatori medi guardano ogni giorno oltre 1 miliardo di ore di contenuti YouTube sui televisori)?
Fin dall’inizio ho pensato a Progetto Happiness come qualcosa da vedere con calma. Non abbiamo mai seguito il ritmo dei social: abbiamo fatto video lunghi, lenti, profondi. All’inizio sembrava una follia, oggi invece il pubblico si sta spostando sul divano, sul grande schermo. E noi ci siamo già. Anzi, forse abbiamo semplicemente anticipato qualcosa che era già nell’aria.

Che ruolo ha la community nel creare i contenuti?
Ha un ruolo centrale. Io e il mio team leggiamo ogni commento, ogni mail, ogni messaggio. Ma non seguiamo le mode. Cerchiamo storie che lascino un segno, non solo un click. I dati di YouTube ci aiutano a capire dove le persone si emozionano davvero, dove si fermano. È come avere un filo diretto con chi guarda. E quando capisci cosa li tocca, trovi anche il modo per raccontarlo meglio.
L’industria tradizionale si sta aprendo ai creativi digitali? E il mezzo conta ancora?
Sì, qualcosa sta cambiando. Ma oggi il pubblico guarda oltre il “dove” e si concentra sul “cosa”. Se un contenuto ti colpisce, ti resta dentro indipendentemente dal formato o dalla piattaforma. È il cuore che fa la differenza, non lo strumento. E penso che questa sia un’opportunità bellissima per chi racconta storie in modo nuovo, senza etichette.
Progetto Happiness continua a dimostrare che le storie più significative possono nascere ovunque, purché siano raccontate con autenticità e passione. L’esperienza del creator su YouTube, unita alla capacità di dialogare con il mondo dei festival, è un esempio stimolante di come il panorama mediatico sia in continua evoluzione, mettendo al centro la forza delle narrazioni, la connessione umana e i contenuti di qualità.