Facciamo chiarezza sulla nostra tecnologia pubblicitaria
La tecnologia pubblicitaria aiuta a finanziare contenuti di alta qualità e a generare ricavi per app e siti web. Aiuta inoltre chi investe in pubblicità – spesso sono piccole imprese – a raggiungere nuovi potenziali clienti e a far crescere la propria attività. Si stima che nel 2019 gli strumenti pubblicitari di Google abbiano generato 177 miliardi di euro in attività economiche in Europa per imprese, sviluppatori, creatori di contenuti e publisher – cioè i siti che ospitano pubblicità.
Tuteliamo la privacy delle persone e mettiamo a loro disposizione controlli specifici affinché possano prendere decisioni sull’uso delle proprie informazioni relativamente agli annunci pubblicitari. Abbiamo investito nella rilevazione e rimozione di annunci dannosi che violano le nostre norme. Abbiamo creato strumenti che permettono il caricamento dei contenuti e degli annunci in modo più veloce, strumenti che bloccano esperienze pubblicitarie fastidiose come i pop-up, e strumenti che limitano le pubblicità indesiderate, attraverso innovazioni come la possibilità di saltare gli annunci (“skippable ads”). Oltre alla loro utilità, questi strumenti ci permettono di instaurare un rapporto di fiducia più solido con le persone, permettendo a internet di restare aperto e accessibile a tutti liberamente.
Ci siamo impegnati per essere diretti e trasparenti con gli operatori del settore, in particolare per quanto riguarda le modifiche che apportiamo alle nostre tecnologie. Cerchiamo di fare la cosa migliore nel trovare un equilibrio tra le esigenze degli inserzionisti, dei publisher – chi ospita la pubblicità sul proprio sito – e delle persone che utilizzano i nostri servizi.
Negli ultimi mesi sono state diffuse affermazioni fuorvianti sulle nostre attività legate alla tecnologia pubblicitaria. Per questo, pensiamo sia importante sfatare alcuni falsi miti e chiarire quali sono invece i fatti.
Falso mito #1 – Google è dominante nel settore della pubblicità online.
Realtà – il settore della tecnologia pubblicitaria è incredibilmente affollato e competitivo.
La competizione nel settore pubblicitario online ha reso gli annunci più economici e pertinenti, ha ridotto le tariffe per la tecnologia pubblicitaria e ha ampliato le opzioni a disposizione di publisher e inserzionisti.
Come è noto, il mondo della pubblicità online è molto affollato. I nostri concorrenti sono società affermate come Adobe, Amazon, Facebook, Oracle e Twitter. Facebook, per esempio, è il maggiore venditore di annunci display, mentre qualche mese fa Amazon ha preso il nostro posto come piattaforma per l'acquisto di annunci preferita dagli inserzionisti negli Stati Uniti. C'è un'intensa competizione tra noi e queste aziende, così come tra noi ed Emerse, Adform, Outbrain, Criteo, Mediaocean, Amobee, MediaMath, Centro, Magnite, The Trade Desk, Index Exchange, OpenX, PubMatic e moltissime altre. Inoltre, sia negli Stati Uniti che nel resto del mondo, sempre più brand del settore retail offrono le proprie soluzioni di tecnologia pubblicitaria, come Walmart, Walgreens, Best Buy, Kroger, RelevanC e Target. La competizione è in continua crescita: le società di questo settore in Europa hanno raccolto complessivamente 403 milioni di dollari in capitale tra gennaio e giugno 2020.
Falso mito #2 – Google toglie ai publisher una grossa percentuale delle entrate pubblicitarie.
Realtà – le nostre tariffe sono inferiori rispetto alla media stimata del settore
Le nostre tariffe sono più basse della media stimata del settore. Quando usano i nostri prodotti, i publisher ottengono circa il 70% delle entrate. E per alcuni tipi di annunci ottengono anche di più: quando usano Ad Manager, per esempio, gli editori di notizie trattengono oltre il 95% dei ricavi generati attraverso la nostra piattaforma. Questo si traduce in più fondi a loro disposizione per finanziare la creazione di contenuti di alta qualità.
Falso mito #3 – Google trae vantaggio dalle preoccupazioni sulla privacy
Realtà – Le persone si aspettano che Google protegga le loro informazioni, ed è ciò che facciamo
Ci impegniamo a gestire la pubblicità online in modo da offrire alle persone trasparenza e controllo sull’utilizzo dei propri dati. Le persone si aspettano controlli rigorosi sulle tecnologie di tracciamento, come i cookie e altri identificatori, controlli che sono richiesti anche dalle leggi sulla privacy in Europa e nel resto del mondo. La nostra priorità è quindi quella di soddisfare prima di tutto le richieste delle persone e questi requisiti legali. Per farlo, abbiamo creato soluzioni che proteggano la privacy e che allo stesso tempo abilitino il lavoro di altre società ad tech. Per esempio, abbiamo avviato un'iniziativa aperta, collaborativa e dedicata al settore pubblicitario chiamata Privacy Sandbox, con l’obiettivo di trovare soluzioni alternative ai cookie di terze parti per una maggiore tutela della privacy, sempre mantenendo sostenibili i siti finanziati dalla pubblicità. Questa iniziativa di Chrome si aggiunge a quella di altri browser web che hanno adottato misure simili per limitare l'uso dei cookie e proteggere la privacy degli utenti.
Falso mito #4 – Obblighiamo i partner a usare gli strumenti di Google.
Realtà – I nostri strumenti possono essere utilizzati facilmente insieme ad altre tecnologie.
Spesso publisher e inserzionisti utilizzano contemporaneamente molte tecnologie diverse. Infatti, alcune ricerche mostrano che, in media, un publisher di grandi dimensioni utilizza sei diverse piattaforme per la vendita di annunci sul proprio sito, un numero che sembra essere aumentato nel corso del 2020. Inoltre, per acquistare annunci, i 100 inserzionisti più importanti usano in media quattro o cinque piattaforme.
Questo è il motivo per cui progettiamo le nostre tecnologie in modo che siano interoperabili con quelle dei nostri concorrenti, ovvero oltre 700 piattaforme non-Google per gli inserzionisti e oltre 80 piattaforme non-Google per i publisher. Lavorare in entrambe le direzioni, cioè sia con i publisher che con gli inserzionisti, è la prassi. Molte delle nostre aziende concorrenti nel settore ad tech, come per esempio Amazon, Twitter, Verizon, Adform e altre, offrono piattaforme simili alle nostre e si rivolgono sia a publisher che inserzionisti. Non chiediamo ai nostri partner di utilizzare la nostra intera gamma di prodotti, e infatti molti non lo fanno. Gli inserzionisti e i publisher possono scegliere di utilizzare solo ciò che ritengono più adatto alle loro necessità.
Inoltre mettiamo gli inserzionisti nelle condizioni di pubblicare campagne su piattaforme concorrenti. Search Ads 360 aiuta gli inserzionisti a gestire le proprie campagne pubblicitarie Google e a pubblicare le loro campagne su altri motori di ricerca, come Microsoft Bing. (Altri motori di ricerca non offrono strumenti simili.) La nostra API AdWords, inoltre, permette agli inserzionisti di esportare le proprie campagne pubblicitarie Google per pubblicarle su Microsoft Bing. Non abbiamo nessun obbligo in questo senso, ma investiamo molto proprio per rendere disponibili questi strumenti.
Per maggiori informazioni
Continueremo a impegnarci per aiutare publisher e inserzionisti a crescere grazie agli annunci online, e a creare un settore pubblicitario sostenibile che supporti l’esistenza di contenuti accessibili a tutti liberamente. È possibile scoprire di più sul nostro approccio alle normative e su come sosteniamo le imprese in Europa visitando il nostro sito dedicato ai temi di concorrenza.