Le priorità di Android Auto sono gli utenti e la sicurezza, non gli interessi di una singola azienda
Dalla frenata assistita alla navigazione satellitare, fino agli assistenti vocali, la tecnologia ha non solo migliorato la nostra esperienza di guida, ma l’ha anche resa più sicura. È con questo spirito che nel 2015 abbiamo creato Android Auto, per permettere a chi guida di visualizzare le app più utilizzate da uno smartphone Android allo schermo sul cruscotto della propria auto, riducendo la possibilità di distrazione e contribuendo a migliorare la sicurezza. Nel farlo, abbiamo seguito le indicazioni e le regole delle maggiori istituzioni – dalle linee guida della Commissione Europea alle legislazioni locali – e la ricerca di importanti gruppi del settore, come l’Alliance of Automobile Manufacturers.
La sicurezza degli automobilisti è centrale per ogni attività di Android Auto: permettere l’interazione con un’app attraverso lo schermo di un’automobile richiede un approccio di grande responsabilità. Per questo seguiamo regole stringenti per la progettazione ed effettuiamo test rigorosi sui tipi di app che Android Auto può supportare. Abbiamo cominciato con le app di media streaming (musica, radio, podcast) e di messaggistica, sia perché la maggior parte degli automobilisti usa queste app quotidianamente, sia perché siamo sicuri di poter offrire queste funzionalità in sicurezza, grazie al nostro assistente vocale.
Proprio perché queste ricerche e test accurati richiedono tempo e risorse considerevoli, le nostre priorità sono basate sugli utenti e sui servizi che loro ritengono più utili in Android Auto. Sarebbe impossibile per noi soddisfare ogni singola richiesta ricevuta dalle aziende e dagli sviluppatori dei milioni di app per Android. La comunità degli sviluppatori lo sa bene e rispetta questa linea. Proprio per questo motivo, siamo rimasti enormemente sorpresi quando Enel X ha presentato un reclamo all’AGCM, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, chiedendo che la propria app per la ricarica di veicoli elettrici – JuicePass – venisse integrata in Android Auto, quando ancora non era disponibile una categoria per questo tipo di app sul nostro sistema.
È importante chiarire che le persone hanno sempre potuto scaricare e utilizzare JuicePass sul proprio smartphone Android. Ma a causa del numero ridotto di veicoli elettrici nel 2018, Android Auto non aveva ancora condotto un’adeguata ricerca su come permettere agli automobilisti di cercare, trovare e pagare una stazione di ricarica in modo sicuro – e durante la guida – tramite lo schermo dell’auto. Per mettere le cose in prospettiva, a quel tempo in Italia le auto elettriche erano circa una ogni 1.000 auto connesse, e meno di una ogni 10 milioni di dispositivi Android a livello globale.
Abbiamo cominciato a lavorare su questi aspetti nel 2019 e abbiamo invitato Enel a partecipare fin da subito, ma Enel ha preferito non farlo. A ottobre 2020 abbiamo pubblicato un nuovo modello che permette alle app di ricarica di funzionare secondo le linee guida sulla sicurezza di Android Auto. Da quel momento, molti sviluppatori – tra cui ChargePoint, EVMap, PlugShare e evway – hanno usato questo modello con successo e hanno pubblicato le loro app per la ricarica su Android Auto. Ma a differenza loro, Enel X ha scelto di non utilizzare il nuovo modello.
Nonostante i nostri sforzi e le nostre migliori intenzioni, lo scorso aprile l’AGCM ha emesso una decisione che impone una multa molto elevata ad Android Auto, un servizio che Google offre gratuitamente.
Abbiamo a cuore l’ecosistema dell’innovazione italiana, così come il futuro della mobilità e della sostenibilità nel Paese. Ma obbligarci a dare la priorità a servizi fatti su misura per le richieste specifiche di un’azienda, a discapito dell’attenzione necessaria per la sicurezza, le preferenze e i bisogni degli automobilisti, non può essere la giusta soluzione per gli obiettivi ambiziosi che l’Italia si è posta in questi settori.
Lavoriamo costantemente con le autorità di regolamentazione, e continueremo a farlo, ma siamo in forte disaccordo con le conclusioni dell’AGCM. Di conseguenza, oggi faremo ricorso contro questa decisione.